Il covid ha finalmente dato una tregua agli specialisti dell’infettivologia, ma nello stesso continua a intridersi nell’attività e nella gestione, anche di altre patologie infettive. Ed ecco come quando si parla di infezioni da gram positivi, di antibiotico resistenza e dell’utilizzo e dell’efficacia della dalbavancina, ci si ritrova, ancora una volta, a discutere di Covid e di tutte le sue molteplici complicanze.
E’ quello che è emerso durante i lavori di un corso che si è svolto all’Hotel Villa Itria di Viagrande, con la direzione del prof. Bruno Cacopardo, del prof. Carmelo Iacobello e del prof. Arturo Montineri rispettivamente direttori dei reparti di Malattie Infettive degli ospedali Garibaldi, Cannizzaro e San Marco di Catania.
Un corso in cui gli specialisti sono tornati a confrontarsi e ad aggiornarsi sulle infezioni da gram positivi, che costituiscono, storicamente, un importante problema clinico che riguarda sia l’ospedale che la comunità.
“In questi anni – ha detto Carmelo Iacobello – abbiamo compreso meglio che cosa può accadere ad un paziente che ha una patologia grave da Covid, ma anche quello che può accadere a livello di trasmissione di infezioni ospedaliere. Il Covid ha fornito un modello sperimentale, non voluti, che ci ha messo di fronte ad una nuova sfida, ovvero quella delle Sepsi correlate all’infezione. Detto questo le infezioni da Gram Positivi rappresentano sempre un grosso problema per la gestione del paziente ospedalizzato perché evidentemente sono prevalenti a livello ospedaliero e purtroppo per alcuni Gram positivi, l’Enterococco rappresenta una sfida nella sfida perché in questo momento se c’è un germe veramente difficile da trattare è proprio l’Enterococco, perché esistono opzioni terapeutiche a tutt’oggi”
Altro argomento, sempre attuale, trattato durante i lavori del corso è quello della resistenza agli antibiotici.
“Un problema – spiega Bruno Cacopardo – addirittura in incremento, se è vero che le procedure di buona gestione e di buon controllo sono andate a ramengo durante la pandemia. In sostanza c’è stata una sorta di liberi tutti anche nella gestione delle antibiotico-terapie che, in altri tempi, passavano sotto il vaglio dell’infettivologo. Quindi molti problemi sono diventati, addirittura, più drammatici: penso ai Gram positivi che sono, peraltro, argomento del nostro convegno, perché si tratta di germi che avevamo derubricato e che invece riemergono e diventano. In generale, il problema è legato ad un uso cattivo uso degli antibiotici, ma anche alla scelta dell’antibiotico. Anche nella gestione del Covid, c’è stato un abuso di antibiotici, anche in casi in cui, forse, non sarebbero stati necessari”.
Durante i lavori sono stati anche trattati e discussi gli aspetti clinici che riguardano la gestione terapeutica delle ABSSI e la potenziale estensione dell’efficacia di dalbavancina su differenti condizioni e localizzazioni cliniche (endocarditi, osteomieliti, batteriemie). Proprio la dalbavancina, infatti, è uno degli antibiotici emersi negli ultimi anni diretti verso i Gram positivi emergenti, che spicca per l’eccellente farmacocinetica lineare, la buona penetrazione tissutale, la bassa induzione di resistenza e l’efficacia su MRSA.
“Indubbiamente – spiega Arturo Montineri – il futuro delle malattie infettive, o comunque, una parte del futuro sono gli antibiotici long active, che continuano ad agire anche dopo la somministrazione. Questo consente di mandare a casa il paziente prima, di seguirlo in ambulatorio e quindi di ridurre la possibilità di incorrere in gravi infezioni che non hanno niente a che vedere con il motivo del ricovero. Al momento sono arrivati i primi esemplari di questi farmaci, ma certamente ne arriveranno altri adesso. Sono dei farmaci che agiscono piano piano, questo in particolare dal sangue si localizza rapidamente nei tessuti e, quindi, agisce contro queste infezioni”.