Un esempio virtuoso di collaborazione tra strutture sanitarie siciliane ha permesso di salvare e migliorare la vita di un bambino di nove mesi del Burkina Faso, affetto da labiopalatoschisi associata a una grave cardiopatia congenita.
Il piccolo era già in cura al Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo di Taormina, dove aveva subito un delicato intervento cardiochirurgico nell’ambito del progetto di cooperazione “Cuori ribelli” promosso dall’associazione Una voce per Padre Pio.
Per affrontare la seconda e delicatissima operazione di chirurgia maxillo-facciale è intervenuta l’équipe dell’UOC di Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale San Marco di Catania, diretta dal professor Alberto Bianchi. I chirurghi si sono recati a Taormina per eseguire un intervento combinato di palatoplastica e cheilorinoplastica, reso ancora più complesso dalle condizioni cardiache del paziente.
L’ospedale San Marco è centro di riferimento del Sud Italia per la rete Smile House, dedicata alla diagnosi e cura multispecialistica delle malformazioni cranio-maxillo-facciali. La sinergia tra i chirurghi del San Marco, i cardiochirurghi del CCPM coordinati da Sasha Agati e gli anestesisti guidati da Enrico Iannace ha garantito la massima sicurezza.
Fondamentale anche il sostegno dell’associazione Una voce per Padre Pio, che ha coperto spese mediche, procedure chirurgiche, viaggi e visti per permettere al bambino di essere curato in Sicilia.
“È stato un esempio virtuoso di medicina integrata – ha spiegato il direttore Bianchi –. La presenza della malformazione cardiaca ha reso la procedura estremamente delicata, ma la collaborazione multidisciplinare ha fatto la differenza”.
Anche il responsabile del CCPM, Agati, ha evidenziato l’importanza del risultato: “L’intervento, solitamente suddiviso in tempi chirurgici distinti, è perfettamente riuscito. Il piccolo potrà tornare a casa e condurre una vita normale. Ringrazio i medici e la Direzione del Policlinico di Catania”.
Il decorso post-operatorio procede senza complicazioni. Il bambino è in ripresa, seguito con attenzione dal personale sanitario siciliano e da un’infermiera giunta appositamente dal Burkina Faso.