La pasta non è soltanto uno dei simboli della tradizione italiana, ma anche un alleato prezioso per il benessere psicofisico. A sostenerlo è l’endocrinologa e diabetologa Serena Missori, autrice di diversi volumi di successo, che ha approfondito i benefici di questo alimento, sfatando molti falsi miti.
La pasta come “comfort food”
Mangiarla, soprattutto a cena, non significa ingrassare. Al contrario, può favorire il rilassamento, ridurre lo stress e stimolare un sonno più sereno. Il motivo è legato alla serotonina, l’ormone del buonumore, e alla melatonina, entrambe prodotte a partire dal triptofano presente nelle proteine. Non a caso, la pasta viene definita un vero e proprio comfort food, capace di influenzare in modo diretto il nostro stato d’animo.
Quale pasta scegliere e quando consumarla
Secondo Missori, la scelta migliore è una pasta integrale o di grani antichi, cotta al dente: in questo modo il rilascio degli zuccheri è più lento, la glicemia resta stabile e il senso di sazietà si prolunga. Importante anche l’orario: a cena va bene, ma meglio non oltre le 20, poiché la sera l’organismo diventa meno sensibile all’insulina. Anche a pranzo, tuttavia, la pasta può avere un ruolo strategico, garantendo energia costante e concentrazione.
Consigli pratici per stabilizzare la glicemia
L’esperta indica tre regole semplici ma efficaci:
- Cottura al dente: rallenta il rilascio degli zuccheri.
- Raffreddare la pasta: conservarla in frigo e consumarla anche riscaldata aumenta la formazione di amido resistente.
- Ordine delle portate: prima le verdure, poi le proteine, infine i carboidrati, per ridurre l’assorbimento rapido degli zuccheri.
Pasta e convivialità
Oltre agli aspetti nutrizionali, c’è un valore sociale e affettivo che rende la pasta unica. È simbolo di condivisione e di famiglia, e questo contesto amplifica i suoi effetti positivi sul benessere emotivo. Non solo nutrimento, quindi, ma anche relazione e serenità.