L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la medicina.
Non solo strumenti innovativi, ma una nuova visione della pratica clinica e della ricerca.
A Roma si è tenuto il congresso promosso da Fondazione Menarini, in collaborazione con Gemelli Isola – Ospedale Isola Tiberina, University of Central Florida College of Medicine, Sovaris AI e The Foundation for Gender-specific Medicine. Quattro giorni di incontri per capire come l’IA stia già cambiando il modo in cui i medici lavorano, insegnano e curano.
Il medico resta al centro
“Non sarà l’intelligenza artificiale a sostituire i medici, ma i medici che sapranno usarla sostituiranno chi non lo farà”, ha spiegato Stefano Del Prato, presidente di Fondazione Menarini. Secondo l’esperto, l’empatia, la capacità critica e la relazione con il paziente restano insostituibili. La tecnologia serve a rafforzare, non a ridurre, il ruolo del professionista sanitario.
Dalla prevenzione alla personalizzazione delle cure
I sistemi di IA sono già in grado di leggere ECG, radiografie, TAC e risonanze con una precisione pari o superiore a quella umana. Questo permette diagnosi più rapide e riduce gli errori. Gli algoritmi consentono inoltre di costruire terapie personalizzate, integrando dati genetici, clinici e ambientali, così da massimizzare i benefici e minimizzare gli effetti collaterali.
Oltre le specialità
L’IA non riguarda un solo ambito. Cardiologia, diabetologia, pneumologia: tutte le discipline possono beneficiarne. E lo sguardo va già oltre, verso gemelli digitali, simulazioni di interventi complessi, sistemi predittivi per gestire epidemie e robot chirurgici autonomi.
Le sfide da affrontare
Accanto alle opportunità emergono anche criticità. Privacy dei dati, responsabilità clinica, trasparenza degli algoritmi: sono i temi che richiedono risposte urgenti. Perché la fiducia dei pazienti si conquista solo con strumenti spiegabili, chiari e affidabili.
Il futuro della professione
Il medico del futuro dovrà unire competenze cliniche, digitali ed etiche. Capace di integrare i dati prodotti dall’IA in decisioni che mettano al centro la persona e non solo la malattia.
“La formazione stessa dei medici dovrà cambiare”, ha concluso Del Prato, “perché l’era dell’intelligenza artificiale ridefinisce il nostro mestiere, senza togliere nulla al valore umano che lo caratterizza”.