Il linfoma non è più una condanna.
Oggi, grazie a terapie innovative, il 70-75% dei pazienti può guarire o raggiungere una lunga sopravvivenza con buona qualità di vita.
A dirlo è il professor Paolo Corradini, direttore della Divisione di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
In occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza sul Linfoma (15 settembre), l’INT accende i riflettori su una patologia in crescita ma sempre più curabile.
“Non serve essere ottimisti o pessimisti, serve essere realisti e pragmatici” sottolinea Corradini. “Bisogna rivolgersi tempestivamente a centri esperti. Oggi la maggioranza dei pazienti può guarire. L’importante è non perdere tempo”.
Ambiente e fattori di rischio
L’aumento dei linfomi è legato in gran parte all’invecchiamento della popolazione. Ma anche ai fattori ambientali. Alcuni studi hanno infatti collegato l’incidenza dei linfomi non-Hodgkin all’uso di pesticidi.
Spesso si pensa di allungare la vita eliminando un alimento.
“In realtà – avverte Corradini – il problema è più complesso: molti prodotti industriali contengono pesticidi, microplastiche e conservanti che incidono sulla salute”.
Terapie rivoluzionarie
Negli ultimi anni la ricerca ha cambiato radicalmente la prognosi. Le terapie CAR-T e gli anticorpi bispecifici hanno offerto nuove possibilità a pazienti che non avevano più alternative.
“Oggi circa il 35-40% di chi era refrattario a tutte le cure, e che fino a pochi anni fa non aveva prospettive, guarisce con questi trattamenti” spiega Corradini.
Anche le forme indolenti beneficiano di approcci “chemio-free”. Combinazioni di farmaci che riducono la tossicità della chemioterapia tradizionale e migliorano la qualità di vita.
L’INT è stato il primo centro in Italia ad avviare programmi con CAR-T nel 2017. Oggi resta un punto di riferimento nazionale, grazie a protocolli clinici avanzati e a progetti di ricerca sostenuti da AIRC e dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica.