Nove ospedali di comunità (OdC), 32 case di comunità (CdC), 11 centrali operative territoriali (Cot). Il nuovo sistema di assistenza sanitaria per l’area metropolitana catanese, come disegnato dal PNRR, è un modello di “Sanità di Prossimità”. A patto che per funzionare vengano apportati alcuni accorgimenti: una rete sociale tra gli attori istituzionali coinvolti, un osservatorio provinciale permanente per monitorare lo sviluppo della riforma, un bacino di lavoratori precari della sanità da cui attingere per completare le strutture previste.
Suggerimenti che costituiscono il nocciolo delle proposte avanzate da Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, in occasione della tavola rotonda, organizzata in collaborazione con l’Asp Catania e la Regione siciliana, sul tema “Missione Salute nella provincia di Catania – Lo stato delle riforme del PNRR” che si è tenuta venerdì nel Palazzo della Ragione.
Coordinati dal giornalista Fernando Massimo Adonia, hanno partecipato oltre ad Attanasio, Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute; Maurizio Lanza, direttore generale ASP 3 Catania; Antonino Rapisarda, direttore sanitario Asp 3 Catania; Franco Luca, direttore del Dipartimento attività territoriali Asp 3 Catania; Pino Liberti, commissario ad acta per l’emergenza Covid-19 dell’area metropolitana di Catania; Fabio Roccuzzo, sindaco di Caltagirone; Massimiliano Giammusso, sindaco di Gravina di Catania; Fabio Sciuto, presidente Assofarm farmacie comunali della Sicilia.
Altri contributi dai segretari provinciali di categoria, Franco Anello (Fnp Pensionati Cisl), Danilo Sottile (Cisl Funzione Pubblica) e Massimo De Natale (Cisl Medici). Le conclusioni sono state affidate a Sebastiano Cappuccio, segretario generale Cisl Sicilia.
«La recente normativa di riferimento, come l’ultimo il Decreto 23 maggio 2022, n. 77 “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale”, del 22 giugno 2022, con le diverse misure di finanziamento europeo – spiega il segretario della Cisl Attanasio – ha avviato il progetto di riforma dell’assistenza sanitaria territoriale e richiede una capillare programmazione la cui competenza, a livello locale, è in capo alla Azienda Sanitaria Provinciale di riferimento».
«La riforma dell’assistenza territoriale di prossimità – aggiunge – è una grande opportunità per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, ma è anche una sfida che richiede l’impegno e la volontà di tutti gli attori coinvolti nel complessivo sistema di prossimità, uniti in una “rete sociale” che con un osservatorio permanente monitori un piano di azione puntuale. E servono quelle risorse umane, sanitarie e non, per dar vita al progetto di salute di ciascuna persona, dando la giusta premialità al personale che si è speso nell’emergenza pandemica».
Nei loro interventi, i vertici dell’Asp catanese hanno descritto la riforma declinata nei termini territoriali, con strutture per differenziare sempre più il paziente cronico da curare nel territorio dall’acuto da destinare all’ospedale. Secondo la riforma, la risposta integrata alle esigenze di salute della popolazione si sostanzia, sulla base dell’attività organizzativa e programmatica di ciascun Distretto sanitario, al cui interno fondamentale ruolo è ricoperto dalle strutture, che sono state distribuite per aree a potenziare quelle già esistenti. Per dare compimento poi all’assistenza domiciliare anche con l’aiuto della telemedicina, l’Asp catanese ha auspicato investimenti sulla formazione e sull’informazione all’utenza e la indispensabile collaborazione con i medici di medicina generale.
Un ruolo lo avranno anche le farmacie pubbliche e convenzionate con il SSN, secondo Sciuto, «che potranno per esempio anche alleggerire gli accessi ai pronto soccorso occupandosi dei “codici bianchi”».
Ma non mancano criticità: tra tutte l’arruolamento del personale per il quale il PNRR non prevede alcuna risorsa. Come ha ricordato nel suo intervento l’assessore Razza, stigmatizzando la bocciatura dei relativi emendamenti alla legge di stabilità nazionale.
«Senza personale, case e ospedali di comunità diventano scatole vuote» hanno sottolineato le categorie dei medici e degli operatori sanitari, che hanno invocato anche regole uniche regionali per il reclutamento del personale precario, impiegato nella pandemia. Un appello al quale si è unito anche il commissario Liberti.
Alla Regione si è rivolto anche Anello, invitando al dialogo gli assessorati alla Famiglia e alla Salute, per arrivare a una vera integrazione dei servizi sociosanitari in aiuto all’invecchiamento. «Siamo disponibili a un accordo con l’Asp – ha poi aggiunto – per formare-informare l’utenza anziana sul nuovo sistema e sulla sanità digitale».
A sollecitare la Regione a fare la propria parte è intervenuto Cappuccio: «Abbiamo espresso la nostra preoccupazione per le risorse destinate al fabbisogno finanziario da accompagnare al PNRR, servono quindi adeguati interventi legislativi anche in ambito regionale. Per questo chiediamo maggiore coinvolgimento delle forze sociali nello sviluppo dei processi legati alla riforma».
Le difficoltà e le esigenze degli enti locali sono state infine evidenziate dai sindaci Roccuzzo e Giammusso, alle prese chi con la marginalizzazione delle periferie chi con l’eccessivo carico metropolitano.