I risultati finali dello studio clinico di Fase 3 IKEMA che ha valutato isatuximab in combinazione con carfilzomib e desametasone (Kd) hanno dimostrato una sopravvivenza mediana libera da progressione (mPFS) di 35.7 mesi, rispetto ai 19,2 mesi raggiunti dai pazienti trattati con il solo regime Kd (95% CI: da 15,8 a 25,1; n=123), come valutato da un comitato di revisione indipendente. Questi risultati, presentati al Controversies in Multiple Myeloma World Congress, rappresentano la più lunga mPFS
mai registrata in studi che hanno valutato un backbone di inibitori del proteasoma in seconda linea di trattamento per il mieloma multiplo (MM) recidivato. Questi dati sono stati presentati anche alla European Society for Medical Oncology.
Maria Teresa Petrucci, Ematologia dell’Azienda Policlinico Umberto I, Sapienza Università di Roma, ha commentato: “Il mieloma multiplo è caratterizzato da numerose recidive tali da rendere necessario avere a disposizione sempre più opzioni terapeutiche che permettano di prolungare la sopravvivenza libera da malattia dei nostri pazienti. In considerazione delle brevi durate di remissione nelle fasi più avanzate di malattia, è fondamentale avere terapie di seconda linea sempre più efficaci tali da garantire ai pazienti un periodo di tempo di remissione più lungo sin dalla prima recidiva. L’associazione di isatuximab con carfilzomib e desametasone ha prolungato la sopravvivenza libera da progressione di malattia dei pazienti affetti da mieloma multiplo recidivato, risultato ottenuto in modo consistente in tutti i sottogruppi di pazienti inseriti in questo studio. Questa analisi aggiornata rafforza il potenziale di isatuximab come nuovo standard di cura per i pazienti con mieloma multiplo recidivato”.