Dom, 6 Ottobre 2024
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Una molecola intestinale aumenta rischio infarto e ictus

Un nuovo capo d’accusa pesa sull’intestino che finisce sul banco degli imputati come ulteriore fattore di rischio cardiovascolare: è il Lipopolisaccaride, una endotossina della parete dei batteri intestinali, che può raggiungere i vasi arteriosi provocando infiammazione e trombosi. A rivelarlo una serie di ricerche effettuate da un team della Sapienza, coordinato dal professore emerito Francesco Violi, e pubblicate sulla prestigiosa rivista Nature Reviews-Cardiology.

Questi risultati consentono di compiere passi in avanti nella conoscenza dei fattori che infiammano le arterie e favoriscono l’insorgenza dell’infarto. Lo studio ha messo in evidenza che, per motivi legati a un disturbo funzionale della parete intestinale, la lipopolissaccaride può attraversare la parete stessa e raggiungere le arterie favorendone l’infiammazione fino alla trombosi.

I risultati hanno dimostrato che la Lps è presente nelle arterie carotidee affette da grave danno aterosclerotico in soggetti ad alto rischio di ictus, e nei trombi prelevati dalle coronarie di pazienti che erano andati incontro a un infarto del miocardio.

Infine, in più di 900 pazienti a rischio di eventi cardiovascolari, i ricercatori hanno stabilito che la misurazione nel sangue di Lps permetteva di individuare i pazienti a maggiore rischio di infarto e di ictus, fornendo un nuovo strumento per studiare l’arteriosclerosi e le sue gravi complicanze cardiovascolari.

L’insieme di questi dati include l’intestino tra i fattori di rischio cardiovascolari e suggerisce che, abbassando la permeabilità intestinale, è possibile ridurre il pericolo di malattie cardiovascolari. Nella ricerca sono messe a fuoco le principali cause che possono portare all’aumento della permeabilità intestinale, e quindi all’aumento di Lps nel sangue, come una dieta particolarmente grassa, l’alcool, l’uso prolungato di anti-infiammatori, le infezioni e l’infiammazione sistemica, nonché l’età avanzata.

“I rimedi futuri – spiega Francesco Violi – sono da ricercarsi innanzitutto in una adeguata profilassi, favorendo la dieta mediterranea e riducendo l’assunzione di alcool. Alcuni nutrienti come legumi ed olio extra vergine di oliva – precisa Violi – hanno un effetto protettivo in quanto aumentano le specie batteriche “buone” e la permeabilità intestinale”.

I principali sviluppi di queste ricerche si muovono in due direzioni: la pubblicazione a breve dei risultati di un antibiotico intestinale locale, attualmente in sperimentazione, e gli studi sulle potenziali modalità di detossificazione della Lps.

“L’auspicio – conclude Francesco Violi – è che le ricerche future possano esplorare quindi sia la possibilità di agire sul microbiota per ridurre la patogenicità dell’Lps, sia approfondire tramite l’ingegneria genetica delle strategie per neutralizzarla quando ha già attraversato la parete intestinale”.

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